Il tumore della mammella continua ad essere il “big killer n.1” del genere femminile. Nonostante la costante crescente anomala incidenza di questa patologia si registra tuttavia una sia pur lenta ma continua diminuzione della mortalità. E questo grazie ad una sempre più corretta informazione e una maggiore sensibilizzazione verso la diagnosi precoce, che si è rivelata strategicamente determinante e vincente per il successo in termini di guaribilità. Si stima che in Italia siano oltre 45.000 i nuovi casi di cancro della mammella. L’aumento dell’incidenza del tumore al seno è stata pari circa al 15% negli ultimi sei anni. In particolare il tumore al seno registra un aumento tra le giovani donne e in età compresa tra i 25 e i 45 anni l’incremento è stato di circa il 30%. Si tratta di una fascia di età “esclusa” dal programma di screening previsto dal Servizio Sanitario Nazionale riservato alle donne di età invece compresa tra i 50 ed i 69 anni.
Per questo la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori con la “campagna nastro rosa” promuove la cultura della prevenzione come metodo di vita affinché tutte le donne si sottopongano a visite senologiche periodiche, consigliando dai 40 anni di età di effetuare adeguati controlli diagnostico-strumentali. La disponibilità oggi di raffinate ed evolutive tecniche di imaging e di terapie innovative ha “incentivato” le nostre donne a sottoporsi a periodici controlli clinico-strumentali per una efficace prevenzione, a garanzia di una più longeva e migliore qualità di vita.
Oggi, la guaribilità dal cancro del seno si è attestata intorno all’85%. Ma il 15 – 20% dei pazienti che affrontano la malattia non riescono a superarla. Il cancro della mammella non è da considerare come una singola malattia eterogenea, sia pur sulla base di parametri clinici e biologici possiamo distinguere almeno tre differenti malattie: luminal, basal e erbB2 type che presentano comportamento biologico e prognosi differenti. Identificare correttamente il sottotipo molecolare del tumore apre le porte a nuove possibilità terapeutiche, sempre più adeguate e mirate per il trattamento dello specifico sottotipo molecolare in questione.
Tra otto anni celebreremo i 100 anni di attività della Lilt e ricordo quando nel dicembre del 1969 apparve sul New York Times un’inserzione con queste parole “Perché non proviamo a sconfiggere il cancro prima del duecentesimo anniversario dell’America? Che festa sarebbe!”. Con questo spirito mi sento di dichiarare una nuova definitiva guerra al cancro, senza morti o prigionieri. Ma un inno alla vita e alla speranza in una guerra difficile,non breve, ma con armi sopraffini e bersagli bio-molecolari. La prevenzione ha scoperto, in aggiunta alla diagnosi precoce, l’importanza dei fattori ambientali e sulla base di ciò oggi possiamo definire il cancro una malattia ambientale su base genetica. Lavoreremo quindi insieme perché gli oltre 2 milioni di uomini e donne che in questo momento hanno un tumore diagnosticato possano serenamente convivere con questa malattia, come se si trattasse di una patologia cronica (paragonabile all’ artrosi, al diabete, all’ipertensione) e perché la guaribilità si avvicini sempre più al nostro obiettivo finale: mortalità zero.